Una preziosa eredità di pietra
Piero Donati
Le ricerche archeologiche hanno rivelato che l’antica città di Luni, fondata nel 177 a.C., fu completamente distrutta da un terremoto nella seconda metà del secolo IV d.C.. Gli abitanti però non abbandonarono la città e si servirono per le nuove costruzioni dell’enorme quantità di materiale lapideo di pregio disponibile.
Inizia così la lunga stagione del reimpiego delle pietre di Luni, fra le quali spicca per importanza il famoso marmo delle Alpi Apuane. Per secoli gli edifici crollati e abbandonati furono utilizzati come cave e in alcuni casi l’asportazione del materiale è documentata: sappiamo ad esempio che nel secolo XV il cardinale Filippo Calandrini fece portare a Sarzana i marmi e le pietre calcaree dell’anfiteatro. Nella maggior parte dei casi, però, le prove del reimpiego non vanno cercate negli archivi ma nei muri dei nuovi edifici: la chiesa medievale di San Martino di Casano, la più antica fra quelle ancor oggi officiate nel territorio di Ortonovo, mostra all’esterno diversi marmi di provenienza lunense e nel Santuario di Nostra Signora del Mirteto, sia all’esterno che all’interno, non mancano i marmi reimpiegati nel secolo XVII.
Nelle abitazioni rurali della piana di Luni e della fascia pedemontana di Ortonovo e Castelnuovo Magra, il reimpiego si data agli ultimi decenni del secolo XIX e riguarda in genere pietre non decorate; il rinvenimento di frammenti scultorei e architettonici non è frequente e per questo l’alto numero di marmi lavorati emersi durante il restauro della parte più antica della Ca’ Thomas si configura come una preziosa eccezione.
Un grigio e anonimo novecentesco celava all’esterno brani di epoche diverse, fra i quali spicca un frammento delle transenne marmoree che recintavano la basilica, un edificio della prima età imperiale solo parzialmente esplorato dagli archeologi, collocato accanto al Capitolium, il più importante luogo di culto della colonia. E’ bene ricordare che, prima che il termine basilica fosse utilizzato dai cristiani per indicare i luoghi delle loro riunioni, esso designava il luogo ove si discutevano le cause e si prendevano i provvedimenti amministrativi. Sono ancora visibili, sulle basi delle colonne della basiliaca di Luni, gli alloggiamenti delle transenne marmoree e questo ci fornisce la conferma della provenienza dei due frammenti di Ca’ Thomas: oltre al maggiore, posto all’esterno su uno dei lati brevi, ce n’è infatti un secondo, quasi minuscolo, posto all’interno assieme ad un capitello di lesena e ad un frammento di panneggio, che i proprietari, se vorrete, saranno lieti di mostrarvi. Ancora all’esterno, sul lato che guarda la ferrovia, è da segnalare, oltre al segmento di una colonna, un brano scultoreo appartenuto ad una statua maschile della tarda età imperiale. Gli ospiti di Ca’ Thomas, dopo aver visitato il sito dell’antica Luna, potranno dunque, al loro ritorno, cogliere un’ eco dell’antico splendore della città romana.